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Gli atei riconoscono il Vangelo

Due atei di alto profilo ammettono che per aiutare praticamente i poveri e liberarli dalla povertà è necessario l’insegnamento del cristianesimo relativo al posto dell’uomo nell’Universo.

da David Catchpoole
tradotto da Paolo Tallone – Creazionismo e Scienza

© iStockphoto.com/nuno8314Atheists-credit-Gospel

Sebbene sia ateo, dal momento che ha scritto una biografia best-seller di William e Catherine Booth2, il veterano politico britannico Roy Hattersley1 è considerato una sorta di autorità sulle origini dell’Esercito della Salvezza.

Quindi non fu una sorpresa che per un suo programma3, la BBC ha cercato la sua opinione circa l’efficacia dell’Esercito della Salvezza. Il narratore, Peter Day, disse ad Hattersley che: “Questo genere di cose, una sorta di spinta all’imprenditorialità sociale che inizia da un luogo e circostanze particolari, spesso si esaurisce dopo una generazione o due. L’Esercito della Salvezza rischia di esaurirsi?”.

La risposta di Hattersley fu immediata ed effusiva:

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Dalla pubblicazione della sua biografia su William e Catherine Booth, Roy Hattersley ha scritto ulteriormente (http://textualities.net/author/roy-hattersley) dell’influenza positiva degli evangelisti cristiani: “La mia visione della società è molto diversa da quella di Booth e [John] Wesley. Sono ateo. Ma questo non mi impedisce di ammirare la forza delle loro diverse convinzioni. Né mi ha impedito di rendermi conto del ruolo cruciale che il “rispettabile” cristianesimo di Wesley ha giocato nello sviluppo della moderna Gran Bretagna. Per ulteriori informazioni sugli effetti positivi dei risvegli di Wesley/Whitfield, vedere l’attivista anti-schiavitù William WilberforceA Tale of Four Countries.
“Non credo che l’Esercito della Salvezza corra il rischio di rimanere senza energia. E penso che rimanga un’organizzazione vivace a causa delle sue convinzioni. Sono ateo. Ma posso solo guardare con stupore alla devozione degli operai dell’Esercito della Salvezza. Sono stato con loro per le strade e ho visto il modo in cui lavorano tra la gente, con i personaggi più svantaggiati e a volte piuttosto ripugnanti. Non credo che lo farebbero se non fosse per l’impulso religioso. E dico spesso che non ho mai sentito di organizzazioni atee che portano cibo ai poveri. Non si sente parlare di “Aiuto ateo” come dell’”Aiuto cristiano”, e, penso, nonostante la mia stessa incapacità a credere, sono profondamente impressionato da ciò che la fede fa per persone come l’Esercito della Salvezza”.

Roy Hattersley non è l’unico ateo di alto profilo a notare pubblicamente, a malincuore o meno, il frutto del Vangelo.

Matthew Parris, un altro noto politico del Regno Unito, autore e giornalista,4 ha scritto sul The Times un pezzo più notevole intitolato …

“Come ateo, credo davvero che l’Africa abbia bisogno di Dio”

… e sottotitolato:

“I missionari, non l’aiuto in denaro, sono la soluzione al problema più grande dell’Africa - la schiacciante passività della mentalità della gente”5

L’articolo di Parris è stato scritto da una prospettiva molto personale, soffermandosi in particolare sulla sua esperienza in vari paesi africani durante la sua infanzia e durante un lungo tour attraverso il continente quando aveva vent’anni. Di una visita più recente per vedere un progetto di sviluppo in un villaggio, ha scritto:

“Mi ha ispirato, rinnovando la mia debole fede riguardo gli enti di beneficenza per lo sviluppo. Ma viaggiare in Malawi ha rinfrescato anche un’altra credenza, una che ho cercato di bandire per tutta la vita, un’osservazione che non ho potuto evitare fin dalla mia infanzia africana. Confonde le mie convinzioni ideologiche, si rifiuta ostinatamente di adattarsi alla mia visione del mondo, e ha messo in imbarazzo la mia crescente convinzione che non ci sia Dio.

“Ora che sono un ateo confermato, mi sono convinto dell’enorme contributo che l’evangelizzazione cristiana dà in Africa, nettamente distinto dal lavoro delle ONG laiche, dai progetti governativi e dagli sforzi di aiuto internazionale. Queste da sole non lo faranno. L’istruzione e la formazione da sole non bastano. In Africa il cristianesimo cambia il cuore delle persone. Porta una trasformazione spirituale. La rinascita è reale. Il cambiamento è buono”.

Rinascita? Trasformazione spirituale? Difficilmente sono parole di un ateo. Tuttavia, l’ateismo di Parris è reale. Racconta di aver cercato di “evitare questa verità” di ciò che stava osservando, di voler applaudire il lavoro pratico delle chiese missionarie ignorando altri aspetti del lavoro missionario. “È un peccato, direi, che la salvezza faccia parte del pacchetto”, scrive Parris, “ma i cristiani neri e bianchi, che lavorano in Africa, guariscono i malati, insegnano alla gente a leggere e scrivere; e solo il più severo laicista potrebbe vedere un ospedale o una scuola missionaria e dire che il mondo sarebbe migliore senza di essa.Ammetterei che se serviva la fede per motivare i missionari ad aiutare, allora, bene: ma quello che contava era l’aiuto, non la fede».

Tuttavia, come ha ammesso Parris, “questo non corrisponde ai fatti”. Ha spiegato come la fede cristiana giova ai poveri non solo per il suo effetto di sostegno sul missionario, ma perché “si trasmette anche al suo gregge. Questo è l’effetto che conta così immensamente e che non posso fare a meno di osservare.

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Matthew Parris ha scritto molti libri, tra cui Chance Witness, un racconto autobiografico incentrato principalmente sulle sue osservazioni ed esperienze parlamentari nel Regno Unito. Ma il tempo che ha trascorso in Africa ha probabilmente un significato molto maggiore. Da bambino più di 45 anni fa, Matthew Parris è cresciuto nell’Africa meridionale e spesso è rimasto con missionari cristiani (amici di famiglia). Quando rivisitò l’Africa a vent’anni, l’inevitabile constatazione che i cristiani, neri o bianchi che fossero, erano “diversi” dalle altre persone, continuò a schernirlo ovunque andasse, guidando da Algeri al Niger, Nigeria, Camerun, Repubblica Centrafricana, attraverso il Congo in Ruanda, Tanzania e Nairobi, Kenya. E il suo recente viaggio in Malawi glielo ha ricordato ancora una volta, una verità che aveva cercato di “bandire” per tutta la vita.

Parris nota infatti ciò che molte altre persone, passate e presenti, hanno osservato in coloro che credono al Vangelo. “I cristiani erano sempre diversi. Lungi dall’aver intimorito o confinato i suoi convertiti, la loro fede sembrava averli liberati e rilassati”.

Matthew Parris osserva anche che i cristiani avevano una certa “vivacità, curiosità, impegno con il mondo, una franchezza nei loro rapporti con gli altri” che mancava ai non credenti. “Erano alti”, scrive.

Ricordando il suo giro in una Land Rover con quattro amici studenti quando aveva 24 anni, Parris ha osservato che la differenza tra cristiani e non cristiani era particolarmente evidente nelle zone “senza legge” del sub-Sahara. “Ogni volta che entravamo in un territorio lavorato dai missionari, dovevamo riconoscere che qualcosa cambiava nei volti delle persone che incrociavamo e con cui parlavamo: qualcosa nei loro occhi, il modo in cui ti si avvicinavano diretti, da uomo a uomo, senza abbassare lo sguardo. Non erano diventati più ossequiosi verso gli estranei, per certi versi meno, ma più aperti.”

Il suo recente viaggio per vedere il progetto di sviluppo in un villaggio in Malawi lo ha portato a stretto contatto con gli operatori di beneficenza. Sebbene Parris ammetta che gli converrebbe credere che la loro “onestà, diligenza e ottimismo nel loro lavoro” non avesse alcun legame con la loro evidente fede personale6, dovette ammettere che erano innegabilmente “influenzati da una concezione del posto dell’uomo nell’Universo che il cristianesimo aveva loro insegnato”.

Parris fa anche questa astuta osservazione: “C’è stata a lungo una moda tra i sociologi accademici occidentali, di collocare i valori dei sistemi tribali all’interno di un recinto protetto, non esposto alle critiche rivolte alla nostra stessa cultura: “appartiene a loro e quindi è il meglio per loro”.7

“Non credo questo. Osservo che la credenza tribale non è più pacifica della nostra, e che sopprime l’individualità. Continua dicendo che una tale mentalità “alimenta il ‘grande uomo’ e la politica dei gangster della città africana: il rispetto esagerato per un leader spavaldo” e non fa nulla per placare la paura degli spiriti maligni, degli antenati e della natura che gravano così tanto su molti in Africa. Parris scrive che “un grande peso schiaccia lo spirito individuale, arrestando la curiosità. Le persone non prenderanno l’iniziativa, non prenderanno le cose nelle proprie mani o sulle proprie spalle”.

Ma in netto contrasto, il cristianesimo, “con il suo insegnamento di un legame diretto, personale, bidirezionale tra l’individuo e Dio, non mediato dal collettivo e non subordinato a qualsiasi altro essere umano, infrange la struttura filosofica/spirituale appena descritto. Offre qualcosa a cui aggrapparsi per coloro che sono ansiosi di liberarsi di un pensiero di gruppo tribale schiacciante. Ecco perché libera”.

Parris conclude avvertendo che è improbabile che i programmi di aiuto che si concentrano solo sulla fornitura di materiali e conoscenze tecniche abbiano successo. “Rimuovere l’evangelismo cristiano dall’equazione africana potrebbe lasciare il continente in balia di una fusione maligna composta da Nike, stregoneria, smartphone e machete”.

Le osservazioni di Parris ricordano altri atei a cui piacciono i “valori cristiani”. Richard Dawkins ha spesso affermato che sulle questioni sociali e morali non è un darwinista. A tale riguardo si è persino definito un “cristiano culturale”. Tuttavia, va benissimo che gli atei riconoscano positivamente i valori cristiani, ma se alle persone viene detto che non possono credere alla Bibbia del cristianesimo, quei valori, come vediamo intorno a noi, semplicemente non sono sostenibili nella società. È come se l’occidente post-cristiano vivesse ancora degli ultimi sussulti del capitale culturale del cristianesimo, che si sta rapidamente esaurendo.

Attento e di mentalità aperta, eppure ingannato?

Date le acute osservazioni di Roy Hattersley e Matthew Parris sull’impatto innegabilmente positivo dell’insegnamento del cristianesimo sul “posto dell’uomo nell’Universo”, perché loro stessi non credono a quell’insegnamento?

Forse, nel loro caso, è perché vogliono credere solo a ciò che per loro è vero e conforme alla realtà. Non vogliono sprecare tempo ed energie nell’ingannarsi a credere a ciò che pensano sia una falsità. Ricordiamoci, gli è stato insegnato che l’evoluzione è un fatto, quindi nella loro mente relegano la Bibbia, a partire dalla Genesi, allo stato di “fiaba”.

Quante migliaia di altre persone sono vittime dello stesso inganno? Non dev’essere così per forza, come testimoniano personalmente molti lettori della rivista Creation.

Pubblicato: 13 aprile 2010

Referenze e note

  1. Baron Hattersley (Roy Sydney George Hattersley, born 1932) served as Deputy Leader of the UK Labour Party from 1983 to 1992. Torna al testo.
  2. Hattersley, R., Blood and Fire: William and Catherine Booth and their Salvation Army, Doubleday, UK, 1999. Torna al testo.
  3. Broadcast on BBC World Service, Saturday 2nd January 2010, www.bbc.co.uk. Torna al testo.
  4. Matthew Parris, born 1949 in Johannesburg, South Africa, was a UK Conservative MP from 1979–1986. He has written many books on politics and travel, and in 2005 won the Orwell Prize for Journalism. Though ‘conservative’, Parris voiced his support as an MP for ‘gay rights’, and is openly homosexual himself. However, he has strongly attacked the dishonesty of churchians who pretend that Christianity and homosexual behaviour are compatible—No, God would not have approved of gay bishops, The Times Online, www.timesonline.co.uk, 9 August 2003. Parris points out, “Jesus was never reluctant to challenge received wisdoms that He wanted to change. He gives no impression that He came into the world to revolutionise sexual mores. Even our eye, if it offends us, must be plucked out. So this, in summary, is my charge against the Anglican modernists. Can they point to biblical authority for what, on any estimate, amounts to a disturbing challenge to the values assumed in both Testaments? No. Can they point to any divinely inspired religious leader since to whom has been revealed God’s benevolent intentions towards homosexuals? I know of no such saint or holy man. Most have taught the opposite.” Torna al testo.
  5. Parris, M., As an atheist, I truly believe Africa needs God, The Times Online, www.timesonline.co.uk, 27 December 2008. Torna al testo.
  6. Parris noted that he saw a worker “studying a devotional textbook in the car”. He also observed that another “went off to church at dawn for a two-hour service”. Torna al testo.
  7. That fashion continues apace, with films such as Avatar—see Avatar and the ‘new’ evolutionary religion; creation.com/avatar. Torna al testo.